Il 16 Dicembre dunque si svolgerà la Assemblea di Radicali Roma. Il nostro sarà  un contributo di duplice natura : politico e metodologico.


AZIONE POLITICA

Crediamo che, dal punto di vista della azione politica, fermo restando la validità di quanto fino ad ora svolto, Radicali Roma debba indirizzare i propri sforzi su tre prospettive :

1)   Prostituzione

2)   Matrimonio Omosessuale

3)   Antiproibizionismo

Temi piuttosto impegnativi, ma legati alle lotte di legalità, diritti civili nonché alla battaglia sull’amnistia soprattutto per quel che riguarda l’antiproibizionismo, che possono essere spunto per  azioni di ampio respiro non solo legate a dimostrare di esistere, come purtroppo in alcuni casi è avvenuto, bensì dirette a battaglie da costruire, combattere e vincere.

PROSTITUZIONE :

Dando seguito ad un ricorso della Agenzia delle Entrate contro tale A.Z.M. per omessa presentazione delle dichiarazioni di cui alla legge tributaria la Corte di Cassazione Sezione tributaria motivava nella Sentenza 1 ottobre 2010, n.20528

“Quanto poi all’esercizio dell’attività di prostituta, tale dovendosi qualificare in concreto l'attività della A., che ha coltivato nel tempo numerose relazioni tutte lautamente pagate, non vi e dubbio alcuno che anche tali proventi debbano essere sottoposti a tassazione, dal momento che pur essendo una attività

discutibile sul piano morale, non può essere certamente ritenuta illecita.”

Dando così ragione alla Agenzia delle Entrate circa il pagamento delle tasse ma ribadendo, se ancora ce ne fosse stato bisogno, che la prostituzione non è reato.

D’altro canto la Legge Merlin , a cui ancora oggi fa riferimento la regolamentazione di questa professione, nell’articolo 3 non contempla come reato l’offerta o la fruizione dei servizi offerti nell’ambito del meretricio :

Art.3

Le disposizioni contenute negli artt. 531 a 536 del Codice Penale sono sostituite dalle seguenti: "E' punito con la reclusione da due a sei anni e con la multa da Euro 260,00 a Euro 10.400,00, salvo in ogni caso l'applicazione dell'art. 240 del Codice penale: 
1) chiunque, trascorso il termine indicato nell'art. 2, abbia la proprietà o l'esercizio, sotto qualsiasi denominazione, di una casa di prostituzione, o comunque la controlli, o diriga, o amministri, ovvero partecipi alla proprietà, esercizio, direzione o amministrazione di essa;
2) chiunque avendo la proprietà o l'amministrazione di una casa od altro locale, li conceda in locazione a scopo di esercizio di una casa di prostituzione;
3) chiunque, essendo proprietario, gerente o preposto a un albergo, casa mobiliata, pensione, spaccio di bevande, circolo, locale da ballo, o luogo di spettacolo, o loro annessi e dipendenze o qualunque locale aperto al pubblico od utilizzato dal pubblico, vi tollera abitualmente la presenza di una o più persone che, all'interno del locale stesso, si danno alla prostituzione;
4) chiunque recluti una persona al fine di farle esercitare la prostituzione, o ne agevoli a tal fine la prostituzione;
5) chiunque induca alla prostituzione una donna di età maggiore, o compia atti di lenocinio, sia personalmente in luoghi pubblici o aperti al pubblico, sia a mezzo della stampa o con qualsiasi altro mezzo di pubblicità;
6) chiunque induca una persona a recarsi nel territorio di un altro Stato o comunque luogo diverso da quello della sua abituale residenza, la fine di esercitarvi la prostituzione ovvero si intrometta per agevolarne la partenza;
7) chiunque esplichi un'attività in associazioni ed organizzazioni nazionali ed estere dedite al reclutamento di persone da destinare alla prostituzione od allo sfruttamento della prostituzione, ovvero in qualsiasi forma e con qualsiasi mezzo agevoli o favorisca l'azione o gli scopi delle predette associazioni od organizzazioni;
8) chiunque in qualsiasi modo favorisca o sfrutti la prostituzione altrui.
In tutti i casi previsti nel n. 3) del presente articolo alle pene in essi comminate, sarà aggiunta la perdita della licenza d'esercizio e potrà anche essere ordinata la chiusura definitiva dell'esercizio.
I delitti previsti dai numeri 4) e 5), se commessi da un cittadino in territorio estero, sono punibili in quanto le convenzioni internazionali lo prevedano.”

A meno che non si voglia dare una interpretazione eccessivamente estensiva del comma 8. In effetti il presente articolo andrebbe riformato solo nel comma 3 che compromette un normale esercizio commerciale indipendente della professione,  essendo gli altri tesi ad arginare il fenomeno dello sfruttamento  anche alla luce della Convenzione ONU 1949/1951.

Usciamo ora da un ambito giuridico che in realtà poco ci compete ma che era necessario per introdurre il tipo di azione politica ovvero impugnare l’ordinanza del Sindaco di Roma in quanto sanziona un comportamento ritenuto lecito dalla corte di cassazione. Congiuntamente ed in opposta via di ovvio intento provocatorio, invece richiedere che vengano sanzionate, con un apposito controllo, tutte le persone vestite succintamente in ragione del periodo dell’ordinanza che così recita: “[divieto] di abbigliamenti che manifestino inequivocabilmente l’intenzione di adescare” e richiedere quindi con una serie di interrogazioni al sindaco ( bastano 200 firme ) la redazione di un manuale particolareggiato di corretto abbigliamento al fine di non inocorrere nella sanzione.

D’altro canto la ordinanza è  fortemente antidemocratica e lesiva dei diritti dei più deboli. Difatti si accanisce contro la prostituzione di strada e non contro l’esercizio della professione in appartamento autoregolamentata de facto per tariffe e modalità di vendita dei servizi che avviene prevalentemente attraverso passaparola ed internet. Dunque dovremmo rivolgerci agli organismi internazionali perché l’ordinanza venga dichiarata inammissibile. Teoricamente contrasta anche con la costituzione nell’articolo 3 comma 1 in quanto opera una discriminazione tra chi esercita la medesima professione, discriminando tra chi lavora per strada e tra chi esercita in appartamento tra l’altro quest’ultima forma di esercizio essendo l’oggetto principale della Legge 20 febbraio 1958, n. 75 ( Merlin ).

Su questa discriminazione anticostituzionale Radicali Roma dovrebbe anche sottoporre una interpellanza popolare al Sindaco come da regolamento comunale del 1994.

La prospettiva finale della azione, la prospettiva “alta” diciamo, è quella di rendere la prostituzione ( parola orrenda in quanto deriva dal latino vendere e quindi prostituirsi vorrebbe dire vendersi mentre chi esercita questo lavoro non vende sé stesso bensì un normale servizio ) una professione degnamente considerata; purtroppo per ora dobbiamo invece fermarci ad un obiettivo meno nobile ed è quello di far decadere la ordinanza del Sindaco anche attraverso un progetto di iniziativa popolare che delinei in un documento articolato – come da regolamento comunale del 1994- una diversa regolamentazione della prostituzione a Roma basata sulla parità di dignità con le altre professioni e nonché sul rispetto delle regolamentazioni del commercio.

Radicali Roma, infine, dovrebbe studiare e proporre alle singole associazioni Radicali territoriali ( eventualmente anche a Radicali Italiani ) lo sviluppo di un referendum nazionale che abroghi il comma 3 dell’articolo 3 della legge Merlin; congiuntamente dovrebbe far redigere una interrogazione parlamentare ( almeno finchè abbiamo dei parlamentari radicali )  perché Cinecittà Entertainement produca un documento particolareggiato circa i tempi e le modalità di rinnovo del Luna Park dell’Eur proponendo nel contempo un progetto per trasformare l’area suddetta in “Sexopolis” cioè un parco tematico dove possano trovare spazio alberghi, ristoranti di alto livello, professionisti del sesso sia peripatetici che in appartamenti sul modello dei professionisti che lavorano negli FKK tedeschi ( indipendenti e totalmente autonomi ), teatri, sexy shop di catene internazionali, facendolo diventare una ulteriore ( diciamo una tra le poche , forse l’unica ) attrazione turistica di Roma edificata dopo la seconda metà del XIX secolo e non un ghetto come infine vorrebbe chi in Parlamento chiede nuovamente la istituzione di “Case Chiuse” ( notoriamente luoghi di sfruttamento da cui la legge Merlin prendeva le mosse ) o di aree a luci rosse emarginate e sorgenti possibilmente in zone periferiche ( e siamo di nuovo alla discriminazione sociale ) e poco pubblicizzate.

                                                                          
MATRIMONIO OMOSESSUALE :

L’Art. 29 della Costituzione parla di coniugi e non fa riferimento alcuno a marito e moglie. Anzi nel comma 1 va oltre :

“La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio.”

Parla di società naturale quindi delega alla società, alla realtà delle cose, la definizione di famiglia. Dunque nessuna opposizione al matrimonio tra persone dello stesso sesso.

Sulla base di questo articolo si dovrebbe promuovere innanzitutto una azione perché si apra un dibattito sulla incostituzionalità degli articoli 143 e 143bis del Codice Civile laddove parlano di marito e moglie  ( i seguenti invece menzionano solo i coniugi ) coinvolgendo costituzionalisti, giuristi, avvocati e esponenti della dottrina giuridica.

Radicali Roma dovrebbe poi avviare un coordinamento con le altre Associazioni territoriali Radicali per esportare sul territorio nazionale questa azione al fine di sfociare infine in una mobilitazione referendaria per l’abrogazione dell’articolo 143 comma 1 e del articolo 143bis in toto.

A livello comunale Radicali Roma dovrebbe organizzare un convegno richiedendo, come da regolamento comunale del 1994, una sala al Comune. Al rifiuto ( sicuro ma giustificato solo se l’argomento risulti costituzionalmente infondato art 14 comma 4 Regolamento Comunale ) iniziare una campagna basata sulla costituzionalità dell’ oggetto e quindi sulla infondatezza del rifiuto da parte del Comune coadiuvata anche da una interrogazione al Sindaco.

ANTIPROIBIZIONISMO :

Antiproibizionismo non solo sulle droghe ma anche azioni concrete verso le ordinanze anti alcool unitamente ad una interrogazione al sindaco circa l’utilità essendo già contemplato il reato di disturbo della quiete pubblica. Sulla scia di Milano proporre delle iniziative di delibera popolare sulle sale salvavita, ma anche lavorare per riuscire a creare, con l’aiuto di giuristi e costituzionalisti, un collegamento tra dazione gratuita di sostanze stupefacenti controllata dallo stato e art. 32 della Costituzione in materia di  tutela della salute al fine di intraprendere una azione referendaria contro la legge Fini-Giovanardi.

 
AMBITO METODOLOGICO

Nei paragrafi precedenti abbiamo scritto “[…]E dunque Radicali Roma dovrebbe studiare e proporre alle singole associazioni Radicali territoriali ( eventualmente anche a Radicali Italiani ) lo sviluppo di un referendum nazionale”

Non crediamo che Radicali Roma debba esautorare o porsi in contrasto con Radicali Italiani, tuttavia per questi e per la Lista Pannella, soprattutto dopo ed a seguito del Congresso Nazionale di Radicali Italiani, deve diventare pungolo critico attraverso la azione, il confronto e la visione globale delle realtà radicali in Italia.

Radicali Roma deve compiere un primo passo per avviare un processo di riforma del movimento nazionale che parta però dalle associazioni territoriali per creare un coordinamento capillare ma non gerarchicamente vincolante che consenta al movimento tutto di non procedere più in maniera scoordinata e frammentaria.

Anzi grazie alla presenza delle associazioni di arrivare a quella territorializzazione ( non solo geografica ma anche sociale, professionale, culturale ) che dovrebbe essere il risultato di un continuo e concreto scambio reciproco di informazioni  per la organizzazione di azioni comuni tra il movimento nazionale e le associazioni territoriali e tematiche.

Siamo i primi ad affermare che ormai non è più tempo per pensare ad una presenza elettorale radicale per le tornate del 2013. Se questa strada si vorrà seguire probabilmente sarà solo per poter dire “ci siamo stati ma ci hanno oscurati” reiterando così litanie che, seppure corrette nel merito, sono diventate giustificazione di una azione particolarmente sfilacciata ed inefficace.

Per ciò evitare partendo da Radicali Roma, dobbiamo creare un circolo virtuoso che ci permetta di avere una presenza ed una proposta sistematica e che ci metta in contatto anche con le realtà cittadine, con la base popolare , se vogliamo chiamarla così. Integrare la azione politica precedentemente descritta con una azione politica più vicina ai problemi del territorio, essere presenti nelle associazioni cittadine, coinvolgere le piccole realtà sociali facendoci carico di amplificare le loro esigenze attraverso la competenza regolamentare e legislativa radicale, trasformare insomma un marciapiede rotto in una strada periferica in ciò che realmente è : una battaglia di legalità perché vengano rispettate le regole e, prima di tutto, i cittadini.

Creata questa base allora,sì, dovremo presentarci alle elezioni. Dobbiamo prepararci non per le tornate elettorali del 2013 che, a livello nazionale e comunale abbiamo colpevolmente trascurato, ma essere pronti per le prossime lavorando perché il movimento radicale possa rinvigorirsi ed essere ben articolato, forte e decisivo.