Nel Marasma Radicale ormai deprivato di ogni progettualità e strategia politica la parola d’ordine è solo raccolta firme. Nel giro di poco più di un anno, tra locale e nazionale, siamo come minino alla quinta raccolta firme e la dirigenza sta utilizzando uno strumento democratico e fondamentale come il referendum per tappare i buchi della propria insipienza. I compagni, come ipnotizzati, seguono ed ogni iniziativa politica, il referendum è strumento e non iniziativa, è sedata e soppressa. Ha serpeggiato, prima del Comitato ultimo scorso, una email che raccomandava ai compagni Membri del Comitato, di non firmare una richiesta di Congresso Straordinario per non inficiare la efficacia ( efficacia? Sono anni che non raggiungiamo il quorum ) dei referendum. In questi giorni si stanno raccogliendo le firme per l’eutanasia legale. La nostra dirigenza è già un passo avanti : la sta applicando al movimento radicale. A breve si terranno le amministrative ma di questo non si parla; nuovamente ci presenteremo in disordine sparso magari con una lista AGL  aperta al miglior offerente che probabilmente sarà poi invitato a scaricarci dalla stessa dirigenza radicale.  Nel frattempo tra i compagni c’è molto malcontento ma altresì forte titubanza ad abbracciare azioni concrete e programmazioni prospettiche e progettuali per non soccombere ad una politica generale ormai esausta ed inadeguata alle esigenze del paese. C’è paura a mettersi in contrasto con una dirigenza radicale ormai svuotata di ogni autorevolezza e di ogni lungimiranza politica. Perché? E’ più comodo forse scivolare nel sonno della ragione cavalcando battaglie destinate ad essere perdute? Vogliamo che i referendum, strumenti troppo importanti per essere lasciati nelle mani di questa imbelle dirigenza, vengano sviliti, come si sta facendo, utilizzandoli come strumento straordinario per salvare temporaneamente la pelle ? Noi non firmeremo neanche per raggiungere il numero di firme necessario presentare i quesiti : siamo contro questo tipo di politica dissennata che si sta attuando. Il referendum è anche nostro, l’abrogazione della Bossi – Fini e della Fini – Giovanardi sono obiettivi troppo importanti per gettarli nell’agone senza organizzazione e senza speranza di raggiungerli. Non in nostro nome compagni! Noi lotteremo e continueremo a lottare, anche in solitudine, perché ci possa nuovamente essere un Partito Radicale che sia in grado di valorizzare i referendum, che possa poi supportarne la attuazione, in caso di vittoria, con una presenza nelle istituzioni magari piccola ma forte. Non vogliamo arrivare all’epitaffio radicale vergato su un referendum tombale.




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